Ci sono condomini che non hanno mai approvato i lavori di manutenzione straordinaria e che erano dentro i “cassetti fiscali” di neonate aziende costituite grazie a prestanome. Altri invece che a queste aziende si sono affidati e hanno pagato loro anticipi senza neppure vedere un ponteggio. O altri ancora che il cantiere lo hanno ancora aperto ma non lo hanno mai chiuso e i palazzi hanno ancora le impalcature montate, da mesi e mesi. A livello nazionale le truffe sui bonus sono state oltre 15 miliardi, in Toscana la stima di Ance racconta una realtà di circa 920 milioni di euro.

I dati

A fare due conti, calcolatrice alla mano, sulla base del peso che la regione ha a livello nazionale sull’utilizzo dei bonus è Stefano Frangerini, vice presidente di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. Un substrato di illegalità che non era difficile da prevedere. «Le truffe – dice Frangerini – sono state fatte da società neo costituite che non avendo requisiti di impresa strutturata hanno speculato, su false cessioni di credito. O hanno creato dei meccanismi perversi, attraverso fatture false o con cessioni a finanziarie di comodo uscendo dalla cessione alle banche che comunque facevano valutazioni sulle aziende più stringenti». Se le truffe per il 110 avevano bisogno di strutture per le truffe più rodate e impegnative per il bonus facciate portarle avanti è stata la cosa più facile del mondo. «Per le facciate – dice Rossano Massai, presidente regionale dei costruttori toscani – si sono registrate le truffe maggiori perché non erano previsti controlli. Era sufficiente costituire un’azienda edile, senza nessun titolo necessario, e poi trasformare le fatture in credito fiscale. La situazione è assurda: per vendere le case devi avere un patentino non facile da prendere, per costruirle invece non serve nulla. Chiunque può andare dal notaio, costituire una srls, società a responsabilità limitata semplificata, e avviare un’attività. Dopo la nascita del 110 ne sono nate a migliaia: una coltura per le truffe». Nel migliore dei casi queste aziende non sono state in grado di far fronte agli impegni presi e sono chiuse. «Con il bonus facciata – interviene la direttrice di Ance, Lorena Suffredini – si aveva diritto al 90% senza dimostrare nulla. C’è stata un’abbuffata generale: come Ance abbiamo chiesto di attivare la richiesta di certificazioni per le aziende come la Soa per lavori sopra i 150mila euro. Si tratta di una certificazione, richiesta per i lavori pubblici, e per i bonus ma sopra i 516mila euro».

Le vittime

«I condomini sono state le vittime principali perché i lavori del 110 sono cifre molto alte», sottolinea Leonardo Giuntini, coordinatore toscana degli amministratori di condominio di Unai. «Io ero molto scettico fin dall’inizio e su 64 condomini che amministro l’ho fatto solo su uno. E ancora non abbiamo finito. Il 110 è stato gestito in maniera errata in primis dallo Stato. Le normative sono cambiate ogni tre secondi nel caos generale».
Diversa la situazione per il bonus facciate a cui molti condomini hanno aderito senza remore. «Non c’era quasi burocrazia e il vantaggio – aggiunge Giuntini – c’era anche se i prezzari sono saliti a livelli record. Se prima servivano 90mila euro, poi il costo era lievitato a 250mila. Va da sè che pagando solo il 10% i condomini erano contenti. Ora però si rischia grosso: chi non si è rivolto ad aziende serie, storiche e conosciute, credo debba preoccuparsi. A seguito delle truffe che ci sono state, Finanza e Agenzia delle entrate hanno stretto sui controlli e hanno otto anni per farli. Il rischio che qualcosa non vada, se i tecnici non erano molto competenti, c’è. Io ne ho già avuti due, sono andati bene. Ma se fossi stato meno puntiglioso, come poteva anche essere, ora sarei preoccupato».

 

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