Il 17 aprile Enrico Letta ha presentato al Consiglio europeo il suo rapporto sul rilancio del mercato interno europeo. Pochi giorni prima Mario Draghi, con un intervento pubblico in un evento nei pressi di Bruxelles, aveva anticipato i contenuti del suo rapporto sul rafforzamento della competitività dell’economia europea. Si tratta di due contributi di origini differenti ma, in qualche modo, inevitabilmente complementari e convergenti. Entrambi si propongono di individuare una strategia mirata a invertire il declino economico (e politico) dell’Europa, chiamando in causa le responsabilità di governi nazionali e istituzioni comuni per la definizione di un’agenda per la prossima legislatura dell’Ue. Due strategie con obiettivi ambiziosi, la cui attuazione richiederà scelte coraggiose, ma che potrebbero non essere necessariamente consensuali.

“Much more than a market”: il rapporto Letta

Il rapporto di Letta (ben 146 pagine dense di proposte anche operative) parte dal presupposto che il mercato interno europeo è stato un progetto di successo e uno strumento essenziale per realizzare in concreto – grazie all’utilizzo combinato di processi di armonizzazione di legislazioni nazionali e, laddove possibile, con il ricorso al principio del mutuo riconoscimento di regole e standard – quelle libertà di circolazione di merci, servizi, capitali e persone alla base del processo di integrazione. Secondo il rapporto, questo progetto va ora aggiornato e completato alla luce del contesto interno e internazionale in cui l’Ue si trova a operare: impegnata ad attuare le transizioni energetica e digitale, dovrà garantire il successo di una nuova fase di allargamenti e, di più e meglio, la propria sicurezza in un contesto internazionale complesso e sfidante.

Le numerose e articolate proposte contenute nel rapporto non sono sintetizzabili in questa sede. Mi limito a ricordare l’idea di prevedere una quinta libertà (oltre alle quattro originarie) mirata a creare uno spazio comune per la ricerca, l’innovazione e la formazione. Si propone, inoltre, di estendere il mercato interno ai settori delle telecomunicazioni, dell’energia, dei servizi finanziari e dell’industria della difesa. Il rapporto evidenzia anche la necessità di una revisione delle regole in vigore in materia di concorrenza e aiuti di Stato, con l’obiettivo di sostenere la crescita dimensionale delle imprese europee. In aggiunta, si propone il completamento di un’unione del mercato dei capitali in grado di favorire l’utilizzo del risparmio privato per il finanziamento degli investimenti necessari per la duplica transizione. In sintesi, un ambizioso progetto di rilancio del mercato interno da coniugare con una speciale attenzione alla dimensione della coesione territoriale e dell’inclusione sociale.

“L’Europa deve reinventarsi”: le parole di Draghi

L’intervento di Draghi voleva essere una prima anticipazione dei contenuti del rapporto sul rafforzamento della competitività dell’Europa che presenterà alle istituzioni europee dopo le elezioni del prossimo giugno. Il suo intervento ha però preso la forma di un manifesto politico – caratterizzato da un forte richiamo a cambiamenti radicali necessari per consentire all’Europa di invertire la tendenza in atto al declino demografico, industriale e tecnologico – e di un appello alla necessità di rimettere in discussione modus operandi, processi decisionali e modalità di finanziamento delle politiche comuni, come condizioni necessarie per recuperare i ritardi accumulati. Draghi ha sottolineato l’urgenza di misure e incentivi mirati a creare economie di scala necessarie per consentire all’Europa di competere con Usa e Cina. Ha insistito sulla necessità di individuare beni pubblici condivisi da implementare a livello europeo, per i quali la dimensione nazionale sarebbe inadeguata, a patto che si riesca a definirne le modalità di finanziamento. Ha, infine, evidenziato l’importanza di una strategia comune per l’approvvigionamento di materie prime, risorse e fattori produttivi necessari per garantire catene del valore funzionali alle necessità dell’economia europea.

Due proposte per un’Europa più forte

I due contributi sono ovviamente di natura diversa: quello di Letta è un rapporto articolato e approfondito corredato di numerose proposte; quello di Draghi per ora solo un’anticipazione di alcuni elementi che figureranno nel rapporto finale, accompagnata da un forte appello politico (che ha scatenato speculazioni su possibili incarichi in Europa per Draghi). Si tratta comunque di due proposte che partono dalla stessa premessa: l’Europa sta perdendo di peso nella competizione globale ed è necessario un rinnovato impegno politico per restituire dinamismo all’economia europea e costituire le basi per un’autentica soggettività politica dell’Ue. Entrambi escludono che a questo stadio sia opportuno mettere in cantiere revisioni dei trattati che si rivelerebbero inutilmente divisivi e riconoscono che occorre lavorare con gli strumenti e le regole di cui l’Ue dispone malgrado i loro limiti. Infine, non nascondono che il successo di queste strategie dipenderà dalla determinazione delle prossime istituzioni europee e dalla volontà politica dei governi nazionali.

Vedremo nei prossimi mesi quanto la prossima Commissione vorrà recepire dalle proposte degli ex primi Ministri italiani, entrambe sicuramente ambiziose e che disegnano un’Ue più consapevole e protagonista. Non è detto, però, che siano altrettanto consensuali, come è apparso già dalle prime reazioni al Consiglio europeo su alcune delle proposte di Letta (ad esempio sulla tassazione delle imprese, sull’utilizzo degli aiuti di Stato o sull’idea di un’autorità unica di sorveglianza dei mercati finanziari). Non sarà facile passare dalle parole ai fatti, ma la strada per un’Ue più autorevole e all’altezza delle sfide è in parte già tracciata.

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