Le zone retrostanti di gran parte degli edifici che si affacciano, da una parte su viale Livio Salinatore e dall’altra su via Publio Fausto Andrelinie, ed occupano la zona che va da via Romanello da Forlì al vicolo Oreste Casaglia, sono caratterizzati da parchi di grande pregio con alberature, in particolare tigli, centenarie. Fra queste è di grande interesse botanico, ecologico e scientifico quello denominato “La Cócla”; l’area verde facente parte del terreno sul quale furono costruiti tra il 1925 ed il 1927 gli edifici adibiti a Brefotrofio Provinciale che iniziò la sua attività il 1° gennaio 1928, per ospitare i nati illegittimi della provincia di Forlì.

Nel libro “Forlì città verde”, progetto fotografico di Luca Massari con un saggio storico di Gabriele Zelli e un contributo dell’architetto Fabio Berni, si racconta: “Nel 1944, in seguito alla liberazione di Roma il 4 giugno del 1944, nell’edificio fu trasferito un gruppo di SS tedesche con a capo il capitano Karl Schutz, il quale sarà poi processato nel 1947 per la strage delle Fosse Ardeatine, ed un nucleo speciale di polizia politica per l’identificazione di ebrei ed antifascisti. I locali seminterrati furono destinati dai tedeschi a luogo di reclusione e tortura, fino a quando nel settembre 1944 la stragrande maggioranza dei prigionieri furono portati, un quattro momenti diversi, in via Carlo Seganti, la strada che conduce all’aeroporto, dove vennero uccisi e sepolti nelle buche create dalle bombe lanciate dai bombardieri alleati contro l’importante infrastruttura.

Nel dopoguerra il complesso ha ripreso la sua funzione di brefotrofio fino agli anni ‘60, poi è stato sede di una scuola materna fino agli anni ’80″.

“L’Amministrazione Provinciale di Forlì, quando nel 1993 fu istituito il Centro di Educazione Ambientale (CEA) che dal 1996 fa parte della rete di Centri promossa dalla Regione Emilia-Romagna, gli assegnò l’area verde ed alcuni locali come sede che le Guardie Ecologiche Volontarie di Forlì hanno tuttora in cura. Successivamente il CEA assumerà la denominazione attuale: “la Cócla”, nome dialettale romagnolo del più piccolo visitatore alato del giardino: lo Scricciolo. Nacque così il “giardino naturale” – si legge -, un microcosmo verde nel quale è stato ricreato un ciclo di vita completo come in natura: le essenze tipiche della nostra area, le zone a prato ove crescono o si piantano arbusti e fiori selvatici nostrani attirano uccelli, farfalle, api ed altre piccole creature. Si tratta di una modesta ma preziosissima oasi naturale nel cuore della città che va conosciuta e valorizzata”.  

 

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